ll mio scricciolo minuscolo si chiamava Adam ed era il mio terzo bimbo. Non lo stavamo cercando, volevamo avere un terzo figlio ma volevamo aspettare ancora un po’, dato che la sua sorellina aveva solo 1 anno e mezzo, mentre il fratellone aveva 7 anni. Quando scoprimmo del suo arrivo fummo sconcertati, in quanto con le prime due gravidanze avevo avuto, dal concepimento a tutta la durata della gravidanza, nausea e vomito.
Era il 31 dicembre 2015 e, per quanto sconcertata, ero contentissima di questa scoperta, cosi come il suo papà. Ma trascorreva il tempo e a me non sembrava di essere incinta. Ad ogni gravidanza fin da subito sentivo la presenza della mia creaturina, addirittura già prima dei test. Ma con Adam non fu cosi…, fino al 6 gennaio non avevo avuto neanche una nausea nessun sintomo!.
Continuavo a ripetere a mio marito che non sarebbe andata bene, che avevo un brutto presagio.
Ma il tempo passava ed io mi convincevo, o almeno ci provavo, che era solo una mia fissazione in quanto reduce delle difficoltà avute nella seconda gravidanza a causa dell’iposviluppo fetale.
Alla dodicesima settimana iniziai ad avere un gran dolore alla gamba sinistra che gonfiando mi impediva di camminare, dai controlli ospedalieri risultò una tromboflebite per cui mi prescrissero subito l’ eparina.
Alla sedicesima settimana a seguito i controlli di routine si riscontrò il diabete gestazionale, fui comunque seguita sia dalla diabetologa che dalla nutrizionista, che fornendomi un percorso personalizzato mi tranquillizzarono.
Nelle settimane seguenti tutto andava bene ed io ero ormai certa che sarebbe andato tutto bene.
Finche’ un mercoledi ( ero ormai alla 19+3 settimana) finì in pronto soccorso con le contrazioni, dopo la visita fui dimessa con la prescrizione di assoluto riposo e la somministrazione di Buscopan.
Purtroppo dopo 2 giorni di acuto dolore, chiamai in reparto che nel rassicurarmi preciso che non c’era alcun problema in quanto non c’erano perdite ematiche
La domenica mattina mi svegliai e andando al bagno vidi delle perdite ematiche, allarmata mi feci portare in pronto soccorso dove fui trattenuta, in osservazione.
Il lunedì mattina il medico constatando che le perdite erano pochissime, decise di dimettermi con la prescrizione del riposo assoluto.
Prima di mandarmi a casa fecero comunque un’ ecografia e mi fecero vedere Adam. Lui stava bene, si muoveva, il cuore batteva regolarmente e il liquido amniotico era presente.. Arrivai a casa e mi misi subito a letto.
Ma martedì mattina alle 6:30 i dolori divennero ancora più forti, presi il Buscopan e mi rimisi a letto. Ma dopo 2 ore i dolori diventavano sempre più forti, così chiesi a mio marito di portarmi in pronto soccorso.
Andai al bagno per prepararmi e quando mi sedetti sul gabinetto senti una strana sensazione. Incominciai a urlare a mio marito di chiamare un’ ambulanza perché mi sentivo male, ma non feci in tempo a finire la frase che iniziai a sentire le spinte, cercai in tutti i modi di evitarle, ma non servì a niente. Mio figlio nacque (era la settimana 20°+2) quando mio marito me lo diede tra le mani ci accorgemmo che era vivo …si muoveva, respirava.
Lo avvolsi in un’ asciugamano tra le mie mani e lo accarezzavo.
Dopo circa 5 minuti dalla sua nascita sentii nuovamente delle spinte ed espulsi la placenta. Lo vidi nei suoi ultimi respiri e poi improvvisamente sembrava un bimbo di ceramica, come quelle bambole che si vedono nei negozi.
Continuai ad accarezzarlo fino all’arrivo dei soccorsi. Ai quali diedi Adam pregandoli di correre all’Ospedale Regina Margherita per poterlo immediatamente rianimare. Ovviamente non si poteva fare più niente, ed io lo sapevo, ma pregavo in un miracolo che potesse salvarlo.
Mi chiesero se me la sentivo di camminare fino all’ambulanza, gli dissi che non c’era problema perché io purtroppo stavo bene. Non volevo star bene, il mio bambino era appena morto e io non avevo alcun dolore fisico, ma solo quello interiore. Arrivammo in ospedale e fui portata in sala parto, dove fui controllata …. in tutto il tempo il mio bambino era stato lasciato con me.
Portandomi via Adam fui lasciata in una stanza dedicata cosi da evitarmi il dolore per la presenza delle altre mamme in gravidanza, ma duro’ poco … la sera fui trasferita in reparto .
Ebbi una crisi respiratoria, passai la notte e al risveglio mo . trovai in un bagno di lacrime.
Dopo averci fatto incontrare la psicologa mi dimisero dall’ ospedale e andammo a vedere il piccolo Adam.
Avevo bisogno di dare un volto al mio scricciolo minuscolo. Era la fotocopia del suo papà ed era bellissimo. Sembrava che dormisse, aveva le guancine morbide. Tornammo a casa e il mattino dopo partii subito con i preparativi per la sepoltura, dato che l’ impresa di pompe funebri rifiutò di farci il funerale. Dopo circa 4 ore tornai a casa per fare mangiare la mia seconda bimba, le preparai la padta, ma prima di dargliela andai al bagno, sentivo un bisogno impellente. Come mi sedetti senti nuovamente quella sensazione strana di quando nacque Adam. Senti qualcosa che usciva ma era attaccato. Convinta che fosse l’ utero chiamai mio marito che era al lavoro, mi suggerì di chiamare la nostra dottoressa perché lui avrebbe messo parecchio ad arrivare.
La dottoressa mi disse di correre all’ ospedale dove scoprirono che stavo espellendo ancora residui di placenta. Cosi fecero un raschiamento d’ urgenza.
Il mattino dopo ci fu la sepoltura. Mi sentivo inaspettatamente tranquilla, tanto che consolavo amici e parenti. Dal mattino dopo sino alla data presunta del parto andavo più volte al giorno al cimitero a trovare il mio bambino. Ma poi dal 28 agosto, data presunta del parto, ogni volta che mi recavo al cimitero mi investiva un senso di rabbia nei miei confronti. Smisi cosi di andare tutti i giorni… oggi vado a trovarlo quando mi sento tranquilla, lui è per sempre con me nel mio cuore
Veronica M.
Mamma in cielo e in terra