Dopo quarant’anni, la memoria dell’evento doloroso e del lutto, nell’immediato e nel periodo successivo, è intatta come se si fosse verificato ieri.
Il terribile senso di colpa, essendo io sola in casa con il mio primo bambino di tre anni – mio marito era fuori Roma per lavoro-, la consapevolezza che non c’era niente da fare…il senso di frustrazione, tutti quei mesi di gravidanza e il parto…Andrea compiva due mesi esatti il 17marzo 1976 e lo trovai nella culla blu in volto alle nove del mattino. Era una meravigliosa giornata di primavera e mio padre, noto pediatra, aveva telefonato un’ora prima per sapere se era tutto a posto, sarebbe passato più tardi per la visita del mese…l’unica volta in vita mia che l’ho visto piangere assaggiando perfino il latte in polvere!
Tralasciamo i momenti successivi: conati di vomito, portare in cantina il carrozzino, regalare la culla in parrocchia, la avrei buttata nel cassonetto.
La solitudine del dolore e la disperazione accompagnano la perdita di un figlio. Non c’è una parola conforme:orfano chi perde un genitore, vedovo chi perde il compagno…
È difficile stare vicino a chi vive questa terribile esperienza, per di più improvvisa..e è un miracolo se la coppia non scoppia.
Ovunque vedevo il mio bambino, mi fermavo a guardare i maschietti più grandi con gli occhi chiari e i capelli ricetti, immaginando che sarebbe potuto essere così qualche anno dopo: anche in spiaggia d’estate osservavo un bambino di sette otto anni che portava lo stesso nome.
Soltanto il lavoro mi ha aiutato, quando una collega intelligente mi ha coinvolto negli esami di stato. E i ragazzi, qualche amico silenzioso. In quel lutto si tende a essere delle monadi. La casa poteva andare a fuoco, perfino mio figlio di tre anni era lontano..
La vita però riafferra sempre, soprattutto quando si è molto giovani, perché c’è la speranza di poter ricominciare. Ma in agguato c’è anche la cattiveria ” forse tuo padre non lo ha ascoltato bene, ha sbagliato..” ” ma che è successo, il bambino si è soffocato?”
Raramente qualcuno capisce.
Oggi Andrea è il mio unico vero referente nell’al di là, lo sento vicino come un uomo giovane e bello , che protegge i suoi fratelli.”
Luisa G.
Mamma in cielo e in terra