Cristiano
11/02/2002 – 11/08/2002
Roma
11 agosto 2002… Sono passati quasi 14 anni, ma io quell’aria di disperazione della mia camera da letto ancora la respiro. A volte la cerco, volutamente, perché non voglio dimenticare e ho bisogno di “crogiolarmi” nel mio dolore. A volte mi trova perché non riesco ad essere felice mai, totalmente. Era di mattina, l’avevo allattato al seno alle 7,30, mi ero alzata per preparare la colazione alla mia prima figlia Chiara. Alle 9 entro in camera e respiro un’aria strana. Una mamma lo sa, lo sente che qualcosa non va… Ho cercato Cristiano nel letto, l’ho trovato un po spostato …. Il mio mondo è finito lì ….. Ambulanza, 113, ho chiamato tutti, mio marito non c’era. L’ho dovuto chiamare. Tentativi vari di rianimazione, ma il mio cuore paralizzato mi diceva non sperare. Interrogatorio tutto il giorno. Qualche mese prima c’era stato il caso di Cogne, la polizia mi ha chiesto continuamente le stesse cose. L’autopsia ha confermato SIDS ossia nessun sintomo o patologia trovate… Niente di niente. Il medico mi ha detto “è questione di pochi secondi, e come se il bambino smettesse di respirare da solo, ricordando la gravidanza”. In quell’anno se non sbaglio in Italia ce ne furono circa 900 casi. Ma la vita continua. Ho messo tutto nello zaino che ancora porto sulle spalle. Come puoi superare la perdita di un figlio sano come un pesce, bello come il sole che ha vissuto 6 mesi solo nelle tue braccia. Non lo so come si fa. Neanche oggi lo so. Quello che so è che volente o nolente si va avanti. All’inizio come un automa. Si va. Poi il cuore atrofizzato inizia a muoversi guardando l’altra figlia. Poi una gravidanza inattesa, ci risiamo, poi un’altra ancora. La vita ti chiama e tu non puoi non essere pronta. Dopo due anni un altro figlio ancora. C’è lassù qualcuno che accende e spegne le luci, così, a caso. Questo mi sono ripetuta miliardi di volte, sono diventata fatalista. Il dolore che viviamo ognuno a modo nostro, io per elaborare che ne parlavo in continuazione, mio marito chiuso nel suo mondo di uomo impotente che nulla ha potuto, e ascoltare significava vedermi star male. Ci siamo sostenuti con il silenzio, con gli sguardi consapevoli, con gli abbracci muti nei momenti giusti. Il guardarci furtivamente negli occhi davanti al suo nome, o ad un ricordo in cui Cristiano c’era. Ci siamo aspettati senza metterci fretta. I figli che crescono, i mille problemi, il tempo passa ma l’amore non passa mai. 14 anni passati a pensare, a fantasticare sul primo dente, i primi passi, la scuola…. La prima parola… Sicuramente sarebbe stata “mamma” ma quella vocina non l’ho sentita mai. E poi un bel cancro al seno…. Di nuovo sospesa tra la vita e la morte. E vita è stata di nuovo… E si va avanti per forza e con forza.
Cristiana
Mamma in cielo e in terra