Laura
29/01(1991 – 16/03/1991
Firenze
Filtrava il velo chiaro della Primavera dalle alte finestre del “Miche”, il mio liceo tanto odiato e amato allo stesso tempo….
Alla cattedra la detestabile professoressa di latino e greco e italiano e storia e geografia…ossessionante presenza per noi tutti….la primavera continuava, però, lieve a soffiare sulle nostre teste…
“Usque tandem Catilina abuteri patientiae nostrae…”
Mentre le parole di Catone erano ancora sospese per aria, la porta si apre, di schianto, quasi sembran sgricciare le mura …entra un ragazzo rosso in viso e con l’affanno in cuore….” Hanno rapito Moro”hanno rapito Moro continuava..sembrava un disco rotto ……il fragoroso scalpitio che ne susseguì, il trascinar di banchi, gli “oh”, i “mah” e tutto il fermento attorno, trattenne d’angoscia e sgomento la Primavera ….calò un rumoroso silenzio che durò ore ed ore.
Le classi tracimarono nei corridoi, nei bagni , nei giardini….gli insegnanti stessi seguivano il limaccioso fluire degli studenti attoniti.
L’odiata donna girava in tondo dicendo : siamo sull’orlo di una guerra civile, e lo ripeteva come un mantra alla sua classe ormai uscita…
Io avevo una vaghissima idea di Moro, del governo, dell’Italia stessa, delle trame antiche o presenti…rimasi spettatrice pur avendo la sensazione di un disagio, insistente, profondo, fastidioso; ma scaturiva principalmente dal fatto di esser misteriosamente consapevole di non capir bene la portata di ciò che stesse avvenendo…Del resto io ero un’ “outsider” o, per i miei detrattori ero piuttosto una “qualunquista”….non politicizzata, non solidale con i “compagni”, né sfrenata antagonista dei “fascisti”…Quelli che mi chiamavano “borghese” lo facevano con la bava alla bocca e con ampio disprezzo…
Mi trovai, mio malgrado, ben presto spintonata in una sorta di agorà improvvisata dove tutti urlavano,declamavano ora con gravità istituzionale ora con piglio giacobino…
Dalle vetrate che davano sul cortile passava una luce , tuttavia, tiepida e viva.
Guadagnai una prima uscita quasi sospinta da un forte desiderio di ritrovarmi da sola…come se il vociare prepotente della folla che si assiepava sempre più stretta mi stesse togliendo il diritto di essere un individuo.Mi staccai dal gruppo perché mi sentivo inghiottire senza una ragione, senza uno scopo…Alla soglia del grande ed imponente portone d’uscita non c’era nessuno…i bidelli erano scomparsi, forse anche loro fagocitati dalla folla…
Esitai, molto…guardai indietro, a destra a sinistra, e ancora indietro…nulla , nulla che potesse vedermi né nessuno..
Feci due passi, due ed ero fuori ,mi sembrò, nell’abbraccio amorevole e festoso della primavera.
Presi un autobus al volo…..senti attorno una aria greve pesantissima….il sole splendeva tiepido ancora ma vi era un palpabile senso di angoscia, di palpitante attesa di una tragedia….gli alberi stessi dei viali che percorsi, sembravano sentinelle austere e cupe di una fortezza che attendeva una disfatta imminente.
Il turbamento in me fu profondo e misterioso ma di breve durata …cominciai a pensare che avrei potuto vedere Riccardo. Arrivai a casa, lasciai un biglietto sulla tavolati cucina,,,” mamma vado a fare un giro in motorino con Riccardo…”a scuola ci hanno lasciato uscire fuori prima per via di Moro!!!, torno presto ciao-ciao!!
Inforcai il motorino, la primavera soffiava sui miei lunghi capelli biondi, le mie gambe snelle e il mio sorriso.La giornata finì suggellata da un bacio d’amore .Fu l’unica cosa che importò e mi fece sentire un’eletta da Dio.
Tuttavia il ricordo di quel giorno rimase con me sempre…serbai nel cuore, col senno di poi e di ciò che successe, un doloroso senso di colpa ma anche un sentimento struggente di comprensione per l’adolescente innamorata che ero stata. Essere fuggita da scuola in quel momento per tuffarmi in una gioiosa giornata di primavera sentivo,nel profondo, essere stato una colpa cosmica che avrei dovuto espiare.
E’ il 15 di marzo….è sera …sono ancora giovane, bella, sposata ad un uomo ricco e di prestigio. Le lotte di classe, l’appartenza politica sono lontane dal mio perfetto universo. Stasera usciamo: due anni prima tra la sera del 15 e il 16 marzo ci siamo dati il primo bacio. Vicino a me c’è una culla bianchissima, con ampi tulle e pizzi e fiocchi rosa..dentro la mia piccolissima gioia che ha solo 2 mesi…
Attorno c’è una nuvola di profumo di bimbo, un sapore inebriante di vita che sboccia nel più sublime dei prati. Mi fa sentire ancora più bella ….pettino i lunghissimi capelli e scivolo in un abito da sera….la bimba la portiamo con noi: è una piccola principessa che deve già essere mostrata al mondo. E’ già primavera nell’aria e stiamo via solo poche ore..giusto il tempo di cenare e brindare al nostro perfetto amore .
Quando entriamo nel prestigioso ristorante tutti ci guardano: mio marito è bellissimo ed è mio ….di nuovo la sensazione inebriante di essere un ‘eletta…non faccio molto per non indulgervi…la bambina piange ma poi cullata si addormenta.Anche lei è bellissima anche lei sarà un’eletta.
Torniamo a casa…dopo mezzanotte…la bimba sembra volersi svegliare ma poi riprende a dormire…
Andiamo a letto. Nella notte mi sveglio…c’è un ‘aria greve attorno, in attesa di qualcosa…Guardo fuori, la notte già tiepida appare immobile e livida,le stelle fisse e chiare rimandano presagi oscuri…Le barriere di palazzi che culminano in comignoli neri sembrano una parata di scudi in attesa di un attacco imponente…Attendo nel buio e avverto un turbamento che scorre calmo e rassegnato come un fiume sotterraneo che scorre inesorabile verso un ignoto destino. Torno a letto con un senso di cosmica rassegnazione che non riesco a comprendere……..
La mattina mi sveglio nell’oscurità della stanza e mi avvicino come sospinta da una forza misteriosa alla culla…
Il mondo intero, le stelle, i pianeti, le terre e i mari, e tutti gli esseri dal più grande al più piccolo ristiano !…..si fermino! Attendano! …La mia piccina non è più….al suo posto c’è una meravigliosa,dolcissima bambola di cera…Fuori, la primavera attende riluttante …ma allo sbocciare del sole sarà tutto un tripudio di colori e suoni che sembreranno cantare un inno alla gioia, mostruosamente incuranti della mia bambina.
In me, l’abissale dolore inghiottì tutto, il cosmo e la vita stessa:le porte dell’inferno sembrarono spalancarsi invitanti; ma il soffio lieve e vivo della Primavera continuò a soffiare.
Come in quel 16 marzo di 13 anni prima.
Firenze, 24 Maggio 2016
Giovanna C.
Mamma in cielo e in terra